Mentre l’acqua del fiume ci trascina e le rapide ci sbattono tra le rocce, tra un respiro e l’altro il pensiero naufraga e spinge il corpo sotto, quasi a dover forzare e seguendo un istinto primordiale si inebria della morte, come unica soluzione, alla sofferenza del momento.
Poi d’un tratto, la rabbia della corrente si placa, l’acqua del fiume si accascia debole su un letto più calmo, torna a scorrere nella quiete mentre i raggi caldi del sole le regalano mille cristalli di luce e il rumore dello scorrere si mescola al canto incessante delle cicale.
Apparentemente illesi, si riemerge e ci si asciuga al sole.

Sonia Lunardi